mercoledì 4 novembre 2009

La "croce" di un Paese

In data 3 Novembre 2009, e sottolineo 2009, si apprende che la Corte di Strasburgo vieta l'esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche.
In data 3 Novembre 2009, e sottolineo 2009, nell'Italietta oramai Paese di seconda categoria, se non terza, scoppia la polemica.
Lo apprendo dalla rete in questa bella serata di un autunno toscano.
Pare che i politici, dimentichi della crisi che ci opprime, della mancanza di lavoro, della mobilità degenerata in precarietà, delle numerose generazioni italiane ormai inutilizzabili come risorsa per il Paese, inchinino il capo di fronte al Vaticano.
Ancora una volta, oramai da secoli.
Non mi scandalizza l'opinione secondo la quale il Crocifisso è espressione della nostra radice culturale.
E' profondamente vero.Quindi forse nemmeno di opinione si tratta, si tratta di storia.
Chi è quel folle che si ostinerebbe a confutare il valore di verità intrinseco della storia?
L'Italia e l'Europa hanno radici cristiane, hanno un Medioevo cristiano che, anche nei peggiori periodi di oscurantismo del credo, ha posto le basi per lo sviluppo delle nostre società moderne.
Addirittura il più ateo fra gli atei europei, il più materialista fra i materialisti europei, è in parte un cristiano nel più profondo sentire ed agire.
Per una questione di additività, e la matematica non è un opinione, a maggior ragione anche le più vaste comunità atee e materialiste europee sono in parte cristiane.
E' questo sufficiente per gridare allo scandalo per la rimozione dalle aule europee del più cristiano tra i simboli cristiani?
Seppur non sono la fotocopia di mio padre nell'agire, nel pensare, nel mio essere quello che sono fisicamente e non, ho i suoi capelli ricci e folti come espressione dei suoi geni; la permalosità, la passionalità e la voglia di scrivere sono invece regali ricevuti da mia madre.
Tuttavia la mia evoluzione non è stata quelle dei miei avi più prossimi.
In parte perché le mie scelte non sono state le loro, e forse perché in larga misura non avrebbero potuto esserlo comunque.
Io NON sono mio padre;io NON sono mia madre.
Ne sono biologicamente un "ricordo".
Solo e soltanto un ricordo poiché alcuni aspetti del mio essere sono frutto di un vissuto personale il quale, nulla avendo a che fare con una eredità biologica, mi garantisce l'unicità.
Io posso essere NON cristiano pur avendo genitori cristiani.
Nel mix dell'evoluzione ho perso il "gene" del Cristianesimo come scelta di vita razionalmente attuata, pur condividendo molti valori che sono dottrina cristiana e pur agendo, spesso inconsciamente, da cristiano.
E posso garantirvi che questo è uno stato di fatto per nulla poco frequente nella società europea attuale.
Ecco: l'Europa di oggi ha ereditato geneticamente il Cristianesimo dall'Europa di ieri perché di quest'ultima è figlia, i luoghi dell'Europa di oggi hanno ancora molto di cristiano, le genti dell'Europa di oggi condividono dei valori cristiani.
Ma le generazioni, le società, o meglio le masse si evolvono per una buona percentuale come il singolo individuo, e bisogna mettere in conto che eredità non significa identità.
Il tempo, che per un fisico è evoluzione anche nella staticità, ha trasformato l'identità in eredità, in ricordo.
Niente più che ricordo.Con tutto il rispetto che alla memoria ed al ricordo è dovuto.
L'Italia dei nonni si identificava nei suoi valori cristiani, le verginità corporale e spirituale erano sacrosante nel senso letterale del termine; e la vita dei singoli era, salvo rare eccezioni, specchio di una educazione impartita più dai preti che dalle famiglie o dagli istituti di istruzione.
La laicità non era un argomento usato, forse nemmeno abusato.
Sacrilegio non mettere una croce sullo scudo con la parola Libertas nella Calabria della mia più tenera infanzia!!
D'altronde lo aveva detto il prete, quindi la giustezza della scelta era fuori discussione.
Il ragazzino dalla famiglia "allargata" avrebbe inevitabilmente dovuto superare un adolescenza difficile e sofferta;questo il parere esperto delle catechiste formatesi ai prestigiosi corsi di teologia di Palmi, in provincia di Reggio Calabria.
Loro sì, allieve modello protette dal Vescovo di turno, avevano sicuramente capito tutto.
Non è più così; noi NON siamo i nostri nonni.
Come potremmo esserlo, se non siamo nemmeno la nostra infanzia?
Siamo quello che siamo diventati, hic et nunc:più laici seppur ancora benpensanti, più precari, diversamente abili, conviventi senza aver ricevuto i sacramenti, omosessuali in attesa di diritti civili, donne in ritardo biologico, figli di genitori divorziati, utilizzatori di profilattici, di voli lastminute e di pillole anticoncezionali, divoratori di cibo da MacDonald, di caramelle alla frutta Coop e di nudità da Grande Fratello, onanisti dipendenti, assuefatti.
Ed assolutamente senza rimorso, perché forse senza nemmeno colpa.
L'Italia di oggi ha un gene cattolico ma NON è più un'Italia sufficientemente cattolica se si guarda al rispetto nei confronti dei precetti del credo.
E non si può essere cristiani "a convenienza", perché la convenienza, e la comodità che da essa origina, non sono cristiane.
L'Italia figlia ha fatto scelte diverse dall'Italia madre; a questa non può che assomigliare per legge di natura, da questa differisce in ragione dell'evoluzione.
Il concetto è estendibile a tutta l'Europa, a tutto il mondo forse.
Il Crocifisso in aula diventa quindi cimelio storico, dote ingombrante, cilicio alla Binetti, baluardo di ipocrisia e perbenismo, non certo simbolo di un sentire comune, attuale.
Parlando e confrontandomi con le nuove generazioni ogni giorno mi sono convinto che è così.
Abbiamo già riposto da un bel pò nel cassetto i gilet, le bretelle, le sottane di seta, pizzi e merletti insieme al rigore fascista, ed i pantaloni a zampa insieme al loro sessantottino fervore politico.
Ed il riporre nel cassetto non impedisce affatto di ricordare, qualora se ne abbia la voglia. Nè ostacola, in una società libera, un comportamento individuale che sposi il passato come stile di vita.
L'anacronismo del singolo non è affatto una malattia grave, e soprattutto non è contagiosa.Quindi assolutamente ben tollerata.
E' ora di riporre nel cassetto anche il Crocifisso.E chi non vuole dimenticarsene è assolutamente libero di farlo.
L'Europa lo ha già capito.
L'Italia anche, ma ha solo più paura.
Che il Crocifisso, e tutto quello che esso rappresenta nella comodità laica dei nostri tempi, non diventi col passare dei secoli l'oggetto più dimenticato della nostra storia?
Spesso le abitudini e le usanze più ipocrite si abbandonano in maniera rapida ed indolore esattamente nel momento in cui la legge, e quindi le caste sociali che più contano, lo permette.
Si tratta di un nuovo ordine costituito.
Sparirono così anche i ritratti di Mussolini nelle case degli Italiani, da un giorno all'altro.
Poco male per alcuni.Poco bene per altri.La storia d'altronde si racconta, non si giudica.
E' sparito anche il Crocifisso.
Come si direbbe con fatalismo calabrese: "era distinu".

Domenico Prellino

2 commenti:

ierace ha detto...

La sentenza della corte europea non ha provocato alcuna guerra religiosa,segno evidente che,sul fronte occidentale,la Chiesa ha perso la guerra.Forse sta vincendo nel resto del mondo venendo a patti,come ha sempre fatto,sincreticamente con le culture locali e con un compromesso con i forti mussulmani.La stessa operazione non può essere ripetuta con i laici,un solo papa ha tentato questa via :Giovanni XXIII-MA TUTTI FANNO A GARA PER DIMENTICARLO.Lui si è rivolto a tutti gli uomini di buona volontà senza ma e senza se.IERACE,PALMI

Unknown ha detto...

complimenti Domenico, condivido in pieno, e metto il link su facebook..