mercoledì 23 maggio 2007

Non ho parole....

Il papa ce ne regala un'altra delle sue! Morti, violenze e culture cancellate ma a fin di bene!

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/23/papa_evangelizzazione.shtml

Ci tengo a sottolineare questo passo:

"Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - ...-non deve impedire di prender atto con gratitudine dell'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli"

lunedì 21 maggio 2007

per alleggerire il tono

http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/fatwa-egitto/fatwa-egitto/fatwa-egitto.html


da non credere!

Non serve andare lontano per scovare nuove malefatte della chiesa....

FRATE ARRESTATO, OFFRIVA AIUTO IN CAMBIO DI SESSO
19/3/2003 - (fonte: Corriere della Sera) Un frate dei Servi di Maria, al secolo Mauro De Santis, 67 anni, è stato arrestato per violenza sessuale a Marina di Carrara, dove reggeva la parrocchia della Sacra Famiglia. Il religioso è agli arresti domiciliari a Firenze, nella Casa provinciale del suo ordine. Secondo l’accusa, le donne straniere clandestine, che si rivolgevano al sacerdote per un’occupazione, venivano costrette a concedersi sessualmente in cambio di promesse di lavoro. L’arresto è scattato dopo la denuncia di alcune donne (sembra 5) e tre mesi di indagini.
(dal sito dell' UAAR)

sabato 19 maggio 2007

crimen sollicitationis

Non capisco perchè il Vaticano si possa permettere di dettare morale mentre se qualcuno gli fa un "appunto" è subito calunnia...
Leggere per credere...
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/video-preti-pedofili/avvenire-calunnia/avvenire-calunnia.html

ricetta

250 ml di latte
30 ml di semi di sesamo neri (2 cucchiai uk) o a piacere
15 ml zucchero (1 cucchiai uk)
15 ml farina di riso (1 cucchiai uk) o a piacere

frullare il tutto con il frullatore a immersione fino a che il sesamo non è ridotto ad una polvere. versare in una tazza e uocere nel microonde 4 min circa o fino a qualndo il latte non si è addensato. cuocere sul formello potrebbe facilitare il compito!

volendo si può tostare il sesamo prima in una pentola antiaderente senza grassi, probabilmente viene meglio ma non ne sono sicuro (attenti a non bruciarlo!)

di solito io uso il doppio del sesamo perchè preferiso i sapori più forti.... :-) ma così è più delicata

la farina di riso serve solo come addensante, può essere rimossa per avere solo un latte aromatizzato al sesamo oppure sostituita con maizena (amido di mais)

l'originale versione cinese prevedeva l'uso dell'acqua perchè è considerata come una minestra dolce, ma credo che il latte smussi un po' il sapore del sesamo e lo renda più vicino al gusto occidentale

fatemi sapere se vi piace!

oggi...

oggi sono andato in centro a fare un po' di spesa ma ero giù di morale... per fortuna c'era un mercatino molto carino di prodoti tipici della provenza e ho comprato un cestino di dolci tipici turchi (!) buonissimi e calorosissimi.

c'erano anche prosciutti e salami tipici ma per una persona sola sono troppo grandi :-(

... meglio non esagerare!

lunedì 14 maggio 2007

dal "dizionario del diavolo"

Fede: Credere senza prove a ciò che ci viene detto da uno che parla senza cognizione di causa di cose senza paragone.

Religione: una figlia della Speranza e della Paura, che spiega all’Ignoranza la natura dell’Ignoto.

Illusione: La madre di una rispettabilissima famiglia che comprende Entusiasmo, Affetto, Abnegazione, Fede, Speranza, Carita' e tanti altri bei figli e figlie.

http://www.alcyone.com/max/lit/devils/

da leggere!

... veramente corrosivo ...

domenica 13 maggio 2007

filmato interessante

richard dawkins

http://www.ted.com/index.php/talks/view/id/113

Sulla lettura...(non mi ero accorta che avevo postato altro :((

Umberto Eco durante la "lectio magistralis"
TORINO - Anni fa, quando a Torino si è aperto il Salone del libro, non ricordo se per qualche anno o solo per il primo, c'era anche una sezione antiquaria. Non so quanto gli antiquari, in un salone frequentato da un pubblico che abitualmente va in cerca di cose contemporanee, abbiano venduto, e se siano stati loro a decidere di non venire più oppure se la direzione del salone non li abbia più invitati.

Ricordo solo che mi era molto dispiaciuto perché, quando c'erano, ho visto intere scolaresche percorrere il loro settore e soffermarsi davanti a vetrinette con incunaboli o altre edizioni di pregio, e guardare incantati quei reperti mai visti, quelle incisioni sorprendenti, quei capolavori di tipografia. (...)

Cos'è la bibliofilia? Narra la leggenda che Gerberto d'Aurillac, papa Silvestro II, il papa dell'anno mille, divorato dal suo amore per i libri abbia un giorno acquistato un introvabile codice della Farsaglia di Lucano, promettendo in cambio una sfera armillare in cuoio. Gerberto non sapeva che Lucano non aveva potuto terminare il suo poema, perché nel frattempo Nerone lo aveva invitato a tagliarsi le vene. Cosicché ricevette il prezioso manoscritto ma lo trovò incompleto. Ogni buon amatore di libri, dopo aver collazionato il volume appena acquistato, se lo trova incompleto lo restituisce al libraio. Gerberto, per non privarsi almeno di metà del suo tesoro, decise di inviare al suo corrispondente non la sfera intera, ma solo mezza.

Trovo questa storia mirabile, perché ci dice che cosa sia la bibliofilia. Gerberto voleva certamente leggere il poema di Lucano - e questo ci dice molto sull'amore per la cultura classica in quei secoli che ci ostiniamo a ritenere oscuri - ma se fosse stato solo così avrebbe richiesto il manoscritto in prestito. No, lui voleva possedere quei fogli, toccarli, forse annusarli ogni giorno, e sentirli cosa propria. E un bibliofilo che, dopo aver toccato e annusato, trova che il libro è monco, che ne manca anche solo il colophon o un foglio di errata, prova la sensazione di un coitus interruptus.
Certo ci sono bibliofili che collezionano a soggetto e persino leggono i libri che accumulano. Ma per leggere tanti libri basta essere topo di biblioteca. Il bibliofilo, invece, anche se attento al contenuto, vuole l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per non violare l'oggetto che hanno conquistato. Tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo.

L'amatore della lettura, o lo studioso, ama sottolineare i libri contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e pennarello rosso, gli ricorda un'esperienza di lettura. Io possiedo una Philosophie au Moyen Age di Gilson degli anni cinquanta, che mi ha accompagnato dai giorni della tesi di laurea a oggi. La carta di quel periodo era infame, ormai il libro va in briciole appena lo si tocca o si tenta di voltarne le pagine. Se esso fosse per me soltanto strumento di lavoro, non avrei che a comperare una nuova edizione, che si trova a buon mercato. Potei persino impiegare due giorni a risottolineare tutte le parti annotate, riproducendo colori e stile delle mie note, che cambiavano durante gli anni e le riletture. Ma non posso rassegnarmi a perdere quella copia, che con la sua fragile vetustà mi ricorda i miei anni di formazione, e i seguenti, e che è dunque parte dei miei ricordi. (...)
Vi racconto le avventure
di un bibliofilo e dei suoi libri


Ci sono i bibliofili e ci sono i bibliomani. Per stabilire una linea di confine tra bibliofilia e bibliomania farò un esempio. Il libro più raro del mondo, nel senso che probabilmente non ne esistono più copie in libera circolazione sul mercato, è anche il primo, ossia la Bibbia di Gutenberg. L'ultima copia circolante è stata venduta nel 1987 ad acquirenti giapponesi per qualcosa come otto miliardi - al cambio di allora. Se ne venisse fuori una prossima copia, non varrebbe otto miliardi, bensì ottanta, o mille.

Dunque ogni collezionista ha un sogno ricorrente. Trovare una vecchietta novantenne che ha in casa un libro che cerca di vendere, senza sapere di che si tratti, contare le linee, vedere che sono 42 e scoprire che è una Bibbia di Gutenberg, calcolare che alla poveretta restano solo pochi anni di vita e ha bisogno di cure mediche, decidere di sottrarla all'avidità di un libraio disonesto che probabilmente le darebbe qualche migliaio di euro (e lei ne sarebbe già felicissima), offrirle centomila euro con cui essa si rimpannuccerebbe estasiata sino alla morte, e mettersi in casa un tesoro.

Dopo di che, cosa accadrebbe? Un bibliomane, terrebbe la copia segretamente per se, e guai a mostrarla perché solo a parlarne si mobiliterebbero i ladri di mezzo mondo, e dunque dovrebbe sfogliarsela da solo alla sera, come Paperone che fa il bagno nei suoi dollari. Un bibliofilo, invece, vorrebbe che tutti vedessero questa meraviglia. Allora scriverebbe al sindaco della sua città, gli chiederebbe di ospitarla nel salone principale della biblioteca comunale, pagando con fondi pubblici tutte le enormi spese di assicurazione e sorveglianza, e consentendogli il privilegio di andarla a vedere ogni volta che desidera, e senza fare la coda. Ma che piacere sarebbe quello di possedere l'oggetto più raro del mondo senza potersi alzare alle tre di notte e andarlo a sfogliare? Ecco il dramma: avere la Bibbia di Gutenberg sarebbe come non averla. E allora perché sognare quella utopica vecchietta? Ebbene, il bibliofilo la sogna sempre, come se fosse un bibliomane. (...)

C'è poi la biblioclastia. Ci sono tre forme di biblioclastia, la biblioclastia fondamentalista, quella per incuria e quella per interesse. Il biblioclasta fondamentalista non odia i libri come oggetto, ne teme il contenuto e non vuole che altri li legga. E' il caso dei roghi o dell'incendio della biblioteca di Alessandria che (secondo una leggenda che ormai è considerata falsa) fu messa fuoco da un califfo seguendo il principio che o tutti quei libri dicevano la stessa cosa del Corano e allora erano inutili, o dicevano cose diverse e allora erano dannosi.

La biblioclastia per incuria è quella di tante biblioteche italiane, così povere e così poco curate, che non di rado diventano luoghi di distruzione del libro; perché c'è un modo di distruggere i libri lasciandoli deperire o facendoli scomparire in penetrali inaccessibili.
Il biblioclasta per interesse distrugge i libri perché vendendoli a pezzi ne ricava molto più che vendendoli interi. Quanto conviene sfasciare un libro completo? In un catalogo su Internet trovo che una mappa tratta da una delle prime edizioni della Cosmographia di Sebastian Münster (1570) viene offerta a 1200 euro.

Ora la Cosmographia ha una quarantina di vedute di città a doppia pagina, 14 carte geografiche a doppia pagina, più una novantina di legni nel testo. Senza calcolare che i prezzi possono variare a seconda se la mappa o veduta è a pagina semplice, doppia, e ripiegata più volte, e che si vendono persino le pagine coi piccoli legni nel testo, voliamo basso e, fissando una media di mille euro solo per ogni mappa o veduta a doppia pagina, raggiungiamo la cifra di 50.000 euro circa. Ora vedo su cataloghi recenti che un Münster completo può valere anche 30.000 euro, ma se si è fortunati non è impossibile averne una copia decente per 20.000 euro.

Dunque, se si sfasciasse oggi una Cosmographia 1570, spendendo 20.000 euro se ne incasserebbero 50.000. Conviene, no? Naturalmente la copia completa che apparirà successivamente sul mercato, diventata più rara, costerà il doppio, e il doppio costeranno le tavole sciolte. Così in un colpo solo si distruggono opere di incommensurabile valore, si costringono i collezionisti a sacrifici insostenibili, e si accresce il prezzo delle tavole singole.

Il bibliofilo raccoglie libri per avere una biblioteca. Una biblioteca non è una somma di libri, è un organismo vivente con una vita autonoma. Una biblioteca di casa non è solo un luogo in cui si raccolgono libri: è anche un luogo che li legge per conto nostro. Mi spiego. Credo che sia capitato a tutti coloro che hanno in casa un numero abbastanza alto di libri di vivere per anni con il rimorso di non averne letti alcuni, che per anni ci hanno fissato dagli scaffali come a ricordarci il nostro peccato di omissione. A maggior ragione accade con una biblioteca di libri rari, che talora sono scritti in latino o addirittura in lingue ignote, e inoltre un libro antico bellissimo come oggetto, e con belle immagini, può essere anche noiosissimo.

Però ogni tanto accade che un giorno prendiamo in mano uno di questi libri trascurati, incominciamo a leggiucchiarlo, e ci accorgiamo che sapevamo già tutto quel che diceva. Questo singolare fenomeno, di cui molti potranno testimoniare, ha solo tre spiegazioni ragionevoli. La prima è che, avendo nel corso degli anni toccato varie volte quel libro, per spostarlo, spolverarlo, anche soltanto per scostarlo onde poterne afferrare un altro, qualcosa del suo sapere si è trasmesso, attraverso i nostri polpastrelli, al nostro cervello, e noi lo abbiamo letto tattilmente, come se fosse in alfabeto Braille. Io non credo ai fenomeni paranormali, ma in questo caso il fenomeno è normalissimo, certificato dall'esperienza quotidiana.
La seconda spiegazione è che non è vero che quel libro non lo abbiamo letto: ogni volta che lo si spostava vi si gettava uno sguardo, si apriva qualche pagina a caso, qualcosa nella grafica, nella consistenza della carta, nei colori, parlava di un'epoca, di un ambiente. E così, poco per volta, di quel libro se ne è assorbita gran parte.
La terza spiegazione è che mentre gli anni passavano leggevamo altri libri in cui si parlava anche di quello, così che senza rendercene conto abbiamo appreso che cosa dicesse (sia che si trattasse di un libro celebre, di cui tutti parlavano, sia che fosse un libro banale, dalle idee così comuni che le ritrovavamo continuamente altrove).

In verità credo che siano vere tutte e tre le spiegazioni. Tutti questi elementi messi insieme "quagliano" miracolosamente e concorrono tutti insieme a renderci familiari quelle pagine che, legalmente parlando, non abbiamo mai letto.
Naturalmente il bibliofilo, anche chi colleziona libri contemporanei, è esposto all'insidia dell'imbecille che ti entra in casa, vede tutti quegli scaffali, e pronuncia: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" L'esperienza quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: "Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?" Essa però gratifica l'importuno solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba rendergli questo favore.
La seconda risposta piomba l'importuno in uno stato d'inferiorità, e suona: "Di più, signore, molti di più!" La terza è una variazione della seconda e la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore. "No, " gli dico, "quelli che ho già letto li tengo all'università, questi sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima. " Visto che la mia biblioteca conta cinquantamila volumi, l'infelice cerca soltanto di anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni.

Quello che l'infelice non sa è che la biblioteca non è solo il luogo della tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quelli altri hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta. Ecco il contenuto virtuale di una biblioteca: "Monsieurs les anglais, je me suis couché de bonne heure. Tu quoque, alea! Licht, mehr Licht ber alles. Qui si fa l'Italia o si uccide un uomo morto. Soldato che scappa, arrestati sei bello. Fratelli d'Italia, ancora uno sforzo. L'aratro che traccia il solco è buono per un'altra volta. L'Italia è fatta ma non s'arrende. Ben venga maggio, combatteremo all'ombra. Tre donne intorno al cor e senza vento. L'albero a cui tendevi la nebbia agli irti colli. Dall'Alpi alle Piramidi andò in guerra e mise l'elmo. Fresche le mie parole nella sera pei quei quattro scherzucci da dozzina. Sempre libera sull'ali dorate. Guido io vorrei che al ciel si scoloraro. Conobbi il tremolar, l'arme, gli amori. Fresca e chiara è la notte, e il capitano. M'illumino, pio bove. Alle cinque della sera mi ritrovai per una selva oscura. Settembre, andiamo dove fioriscono i limoni. Sparse le trecce morbide, una spronata, uno sfaglio: questi sono i cadetti di Guascogna. Tintarella di luna, dimmi che fai. Contessa, cos'è mai la vita: tre civette sul comò".

giovedì 10 maggio 2007

Sulla lettura...



Ovviamente dopo il post sul piccolo principe ogni altra cosa perde di valore...però questa cosa mi è piaciuta molto quando l'ho letta, e mi sono scoperta bibliofila-bibliomane ;)






www.repubblica.it/2007/05/sezioni/spettacoli_e_cultura/fiera-torino/fiera-torino/fiera-torino.html"

grazie per avermi addomesticato! :)

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…"
"Chi sei?" domando il piccolo principe, "sei molto carino…"
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono cosi triste…"
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E molto noioso! Allevano anche delle galline. E il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco amici. Che cosa vuole dire "addomesticare"?"
"E una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"…"
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro per te unica al mondo".
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C’e un fiore… credo che mi abbia addomesticato…"
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C’e un fiore… credo che mi abbia addomesticato…"
"E possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra…"
"Oh! Non e sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa! E delle galline?"
"No".
"Non c’e niente di perfetto", sospiro la volpe.
Ma la volpe ritorno alla sua idea:
"La mia vita e monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara come illuminata. Conoscero un rumore di passi che sara diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e dorato, mi fara pensare a te. E amero il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardo a lungo il piccolo principe:
"Per favore… addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che bisogna fare?" domando il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi, nell’erba. Io ti guardero con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu vicino…"
Il piccolo principe ritorno l’indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero ad essere felice. Col passare dell’ora aumentera la mia felicita. Quando saranno le quattro incomincero ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro il prezzo della felicita! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
"Che cos’e un rito?" disse il piccolo principe .
"Anche questa e una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’e un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi il piccolo principe addomestico la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "… piangero".
"La colpa e tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi aggiunse:
"Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua rosa e unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero un segreto".
Il piccolo principe se ne ando a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto un mio amico e ora e per me unica al mondo".
Le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi assomigli, ma lei, lei sola, e piu importante di tutte voi, perché e lei che ho innaffiata. Perché e lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché e lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre perle farfalle). Perché e lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché e la mia rosa".
E ritorno dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale e invisibile agli occhi".
"L’essenziale e invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe , per ricordarselo.
"E il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi importante".
"E il tempo che ho perduto perla mia rosa…" sussurro il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
"Io sono responsabile della mia rosa…" ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

che bello!

http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/esteri/benedettoxvi-14/papa-politica/papa-politica.html

ma la frase che mi piace di piu' e' questa!

"L'uccisione di un bimbo è incompatibile con il nutrirsi del corpo di Cristo"

non vi sembra un po' contraddittoria?

mercoledì 9 maggio 2007

Arriva lo ye ye!

Una canzone che mi fa allegria!

http://www.youtube.com/watch?v=pKmW7N08hcc

:)

lunedì 7 maggio 2007

e questo? L'ho mai postato?

http://www.youtube.com/watch?v=yC_3alnTE9g

ps certo che se l'ho gia' messo la mia pazzia inizia a diventare una cosa seria! ;)

per ridere e riflettere 2!

http://www.nidodelcuculo.it/iodoppio/filmati.html?video=bush

boh!

Forse questo l'ho gia' messo!
ma ho voglia di ridere!

http://www.youtube.com/watch?v=Qnq7N6X4x84&mode=related&search=

genetica...

http://www.youtube.com/watch?v=J0fW0ViI7B8

ps ho bisogno di ridere!

mercoledì 2 maggio 2007

Sappiate che vi penso anche nei giorni più ordinari



This is just an ordinary day
Wipe the insecurities away
I can see that the darkness will erode
Looking out the corner of my eye
I can see that the sunshine will explode
Far across the desert in the sky

Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down

This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams

Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
Down, down...